Secondo
quanto stabilito dalla direttiva 2009/28/CE, nel 2020 l’Italia dovrà coprire il
17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili. Le misure da
attuare riguarderanno principalmente, oltre alla promozione delle fonti
rinnovabili per usi elettrici, la diffusione di Fer per usi termici e per i
trasporti, lo sviluppo e la gestione della rete elettrica.
Con
il Piano di azione nazionale (PAN) per le energie rinnovabili dell’Italia
previsto dalla direttiva 2009/28/CE è stato fissato l'obiettivo al 2020 del
17,09% del proprio fabbisogno per il riscaldamento/raffrescamento, passando da
un consumo finale lordo di 3851 ktep nel 2010 ad uno di 10456 ktep nel 2020,
cioè di più di quanto ci si aspetta dalle fonti rinnovabili elettriche (8504
Ktep).
L'accelerazione
in questo settore deve essere vigorosa soprattutto per quanto riguarda
l'incentivazione del solare termico, settore in cui l'Italia pur rappresentando
il secondo mercato europeo ha ancora un tasso
medio di 0,04 m2 per abitante installati a fronte di una
media UE di 0,06 m2/ab (il miglior dato è dell'Austria con 0,6 m2/ab).
Secondo Assolterm il livello dovrebbe salire fino allo 0,4 m2/ab per
arrivare ad un totale di superficie installata di 18 mln di m2.
Inoltre il tasso di penetrazione di questa tecnologia risulta geograficamente
disomogeneo, con una predominanza di installazioni nelle regioni settentrionali
e una sostanziale carenza in quelle meridionali.
Da
una prima analisi le attuali prospettive di sviluppo specialmente per quanto
riguarda il solare termico ci mostrano come con l'attuale livello di
incentivazione sostenuto dalle detrazioni fiscali non saranno raggiunti gli
obiettivi. Le detrazioni fiscali del 55% non hanno permesso, negli ultimi 2
anni, di fornire un adeguato impulso al mercato che, infatti, si è attestato su
un valore più o meno costante. Il meccanismo si è dimostrato debole sotto
diversi punti di vista, ma soprattutto si è riscontrato un basso livello di
appetibilità dell’incentivo (rispetto al Conto Energia) soprattutto per
l’eccessivo tempo di recupero e per l’impossibilità della PA di usufruire della
detrazione. Quest'ultimo punto è stato forse il freno maggiore alla diffusione
del solare termico e la possibilità di adottare un sistema che includa la
pubblica amministrazione nel regime incentivante apre un ampio ventaglio di
possibilità di sviluppo per il mercato del solare termico italiano.
Con
il D.lgs 28/11 viene dunque sancito il definitivo abbandono del sistema di
incentivazione in conto capitale, con l’individuazione di nuovi regimi di
sostegno e nuovi criteri per stabilire i
contributi incentivanti che suggeriscono l’adozione di un nuovo sistema feed in
tariff. In particolare nell’art. 27 viene indicata la bolletta del gas per la
copertura degli incentivi per gli interventi di piccole dimensioni e i
Certificati Bianchi per gli tutti gli altri. L’art 28 invece valuta i diversi
criteri per l’erogazione degli incentivi ed indica il GSE come soggetto
erogatore e l’Autorità come soggetto regolatore. Dunque, aspettando i decreti
attuativi, possiamo immaginare la costituzione di un sistema per il
raggiungimento degli obiettivi retto su due pilastri: il primo sorretto su un
sistema incentivante feed in tariff “mediante contributi a valere sulle
tariffe del gas naturale per gli interventi di piccole dimensioni” ed il
secondo con il ricorso ai certificati bianchi per tutti gli altri
interventi. La gestione del primo
pilastro viene assegnato tramite “contratti di diritto privato fra il GSE e
il soggetto responsabile dell’impianto,
sulla base di un contratto-tipo definito dall’Autorità per l’energia elettrica
e il gas”.
Tuttavia
emergono molte perplessità riguardo l'adozione di un sistema incentivante per
il solare termico che risulti simile al conto energia adottato per il
fotovoltaico in quanto le intrinseche differenze fra queste tecnologie portano
delle criticità di difficile interpretazione.
Queste sostanziali differenze possono essere
riassunte nei seguenti punti:
·
Il fotovoltaico è una tecnologia in
sviluppo, con grandi margini di miglioramento, mentre il solare termico è ormai
un’applicazione matura;
·
Il fotovoltaico è una tecnologia
tipicamente on grid, che prevede cioè un allaccio alla rete nazionale vista
come necessario interlocutore con cui scambiare l’energia prodotta, soprattutto
alla luce della difficoltà di accumulo dell’energia elettrica, tant’è che per
gli impianti off grid non è previsto il conto energia; di contro il solare
termico è tipicamente off grid, cioè l’energia prodotta è rivolta
esclusivamente all’autoconsumo, essendo d’altronde facile l’accumulo: sarebbe
poco realizzabile un impianto in teleriscaldamento;
·
Le condizioni di funzionamento del
fotovoltaico sono allo stato attuale profondamente influenzate dalle condizioni
climatiche e di ombreggiamento, circostanza che invece non si ha per il solare
termico.
·
i differenziali di costo delle FER
termiche, rispetto alle fonti fossili, sono relativamente limitati e più
ridotti rispetto a quelli nel settore elettrico.
Alla
luce di questo sorgono dei punti di criticità rispetto un’incentivazione che
premi la produzione di energia delle FER termiche:
1.
Vi sono segmenti di mercato in cui le
FER termiche sono già competitive, dunque
gli incentivi vanno calibrati in modo tale da promuovere la diffusione
delle tecnologie già competitive e colmare il differenziale di costi per
promuovere quelle fonti non competitive. A questo fine, le scelte per una
politica efficiente dovrebbero introdurre incentivi specifici per le FER
termiche, tenendo conto dei differenziali di costo per quelle tecnologie che
nei vari segmenti di mercato sono più vicine alla competitività , introducendo
dunque un fattore tecnologico (simile al fattore k dei certificati verdi) per
commisurare l’incentivo alla maturità tecnologica dei diversi impianti. La
quantità del contributo dovrà dunque tenere conto di un livello di maturitÃ
tecnologica maggiore rispetto ad esempio al fotovoltaico, cercando di non
ripetere gli errori del passato con costi troppo onerosi per le tariffe del
gas;
2.
la natura tipicamente off grid del
solare termico impedisce di ritirare energia e distribuirla sulla rete così
come avviene con il sistema della tariffa omnicomprensiva, il cip6/92 o il
conto energia fotovoltaico. Il problema maggiore sembra essere dunque la natura
premiante dell'incentivo sulla produzione del kWh termico che fino ad oggi è
sempre stato inquadrato in una logica di efficienza energetica. Da un punto di
vista del contributo incentivante non sarà possibile andare a premiare la
produzione e la valorizzazione dell'energia prodotta e non consumata.
Tradotto
in parole povere incentivare per le FER termiche la produzione implica
automaticamente incentivare l’autoconsumo,
ed è facile immaginare come questo potrebbe portare all’instaurarsi di fenomeni
speculativi e “cattive abitudini” (per fare esempi banali: prolungamento della
durata delle docce, temperature eccessive per il riscaldamento) che andrebbero
si ad incrementare l’energia termica prodotta da FER, ma senza avere un
effettivo risparmio di fonti primarie tradizionali; inoltre è facile predire
che se si incentivasse senza criterio la produzione si avrebbe una rapida
diffusione di FER termiche proprio in quelle regioni in cui ce n’è meno
bisogno, cioè nel sud Italia (dove del resto non hanno conosciuto sviluppo fino
ad oggi, come testimonia il grafico accanto) dove le condizioni geografiche
permettono una maggiore producibilitÃ
per sfruttare la quale, però, avrebbero forte risonanza fenomeni speculativi
simili a quelli appena citati. Più in generale occorre ricordare che
l’efficienza energetica prevede un contenimento dei consumi energetici
mantenendo inalterati gli standard di vita, o al limite un risparmio vero e
proprio della stessa energia: ciò sembra stridere con un incentivo all’energia
prodotta, più che risparmiata, se essa è rivolta all’autoconsumo (il
fotovoltaico, invece, introducendo in rete, va a rimpiazzare le altre fonti
energetiche).
E’
quindi facile dedurre che tra gli incentivi esistenti già citati nessuno
presenta delle caratteristiche che siano replicabili nel settore termico. Uno
schema che in parte potrebbe essere ripreso è quello del cip6/92 in cui viene
erogata una quota rappresentativa per il ritiro dell'energia in funzione del
costo evitato (comprendente del costo del combustibile, il costo dell'impianto
e il costo dell'esercizio), più una quota incentivante legata ad un fattore di
sviluppo tecnologico della tecnologia (il succitato alter ego del fattore k per
i certificati verdi). Nel caso del conto energia termico non essendoci la possibilitÃ
di cedere l'energia al GSE, le voci di costo evitato sarebbero intrinseche
all'utilizzo stesso dell'impianto, lasciando come unico contributo da erogare
una quota incentivante legata alla tecnologia e al dimensionamento
dell'impianto. Nel caso del conto energia fotovoltaico in cui viene attribuito
un premio sul totale dell'energia prodotta (sia consumata sia scambiata in
rete) ci troveremo di fronte ai medesimi problemi in quanto potremmo trovare
delle analogie solo con la componente
incentivante del contributo per il kWh, ma non potremmo adottare lo
stesso sistema per quanto riguarda la parte di energia non consumata e
scambiata in rete.
Per
quanto riguarda i livelli monetari dei contributi, secondo uno studio di
Assolterm il livello dell'incentivo in conto energia potrebbe variare tra un
minimo di 0,09 €/kWh, se venisse mantenuta una copertura simile all'attuale
sistema di detrazioni (quota che viene ritenuta insufficiente per il
raggiungimento degli obiettivi PAN) ed un massimo di 0,19 €/kWh (che che
permetterebbe anche il superamento degli obiettivi). Comunque il pericolo che
il nuovo incentivo vada a gravare
pesantemente sulla bolletta del gas così come si è riscontrato con la bolletta
elettrica suggerisce che il criterio di
definizione del contributo debba partire dall'istituzione di un cap in euro e TWh, sulla scia di quanto
deciso con il quarto conto energia.
Un
merito che occorre riconoscere in ogni caso al D.Lgs. 28 del 2011 è di aver
puntato il dito sull’assenza di incentivi finora previsti per la P.A. e per gli
impianti di riscaldamento realizzati ex novo con biomasse, pompe di calore e
geotermia: essi sono necessari per il conseguimento degli obiettivi del PAN,
anzi ne costituiscono la parte più importante
Di
contro alcune associazioni di settore hanno pero storto il naso
all’indiscrezione per la quale godrebbero di regimi di incentivo anche tutte le
opere di teleriscaldamento a prescindere dal tipo di combustibile usato per la
produzione di calore.
Inoltre
sarebbe fondamentale introdurre una
serie di norme e regolamenti per rendere effettivo
l’obbligo di una certa percentuale di
FER termiche per le nuove strutture (come in Spagna), col duplice vantaggio di
sostenere il mercato tipicamente italiano degli impianti solari termici e un
contestuale incremento dell’efficientamento energetico (occorre ricordare a tal
proposito che su strutture nuove è facile implementare riscaldamenti a “bassa
temperatura”, basati sui pannelli radianti, facilmente alimentabili/integrabili
con solare termico e caldaie a condensazione; al riscaldamento e alla
produzione di ACS è infatti ascrivibile il 70-80% di consumi energetici delle
abitazioni e una buona fetta di emissioni di polveri sottili in ambito urbano).
Lavoro svolto a "4 mani" da me e del mio collega Alessandro Sebastiani nell'ambito di un'esercitazione svolta durante il Master MEA volta a stendere un articolo circa l'imminente entrata in opera del Conto Energia previsto per le FER termiche
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